Slovenia, sapori di confine

Siamo qui sulla strada che collega l’Europa centrale al Mediterraneo, una zona che dopo il Mille fu successivamente controllata dalla Baviera e dalla Repubblica di Venezia, prima di entrare nel 1945 nella nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia – composta da Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Ma fu solo nel 1991 che lo Stato si dichiarò indipendente e divenne la Repubblica di Slovenia che oggi conosciamo. La strada procede a tornanti sulle Alpi Giulie e, d’improvviso, il superamento di un valico svela senza transizione tutto un altro paesaggio che – altrettanto verde e ondulato – ricorda la Toscana. Le cicale cantano e le vigne imprimono i loro motivi geometrici. Qui, nulla distingue le colline italiane da quelle slovene, se non il loro nome: Goriška Brda da un lato, Collio Goriziano dall’altro. Intorno al borgo di San Martino (Šmartno) il turismo è diventato principalmente enologico e si esplora volentieri in bici.
Slovenia, sapori di confine

gli oli di oliva prodotti da timon brataševec hanno successo nei concorsi

Viti, dunque, ma anche alberi da frutta (soprattutto ciliegi), olivi e lavanda. Qui, quasi tutti contano sul turismo per far vivere la regione. Sanno che il loro piccolo numero non può competere nell’export, in particolare con i produttori italiani. Per questo puntano sulla creatività, sulla qualità e sul biologico per attirare l’attenzione. Timon Brataševec non ha scelto la vite – secondo lui ce n’è a sufficienza – ma ha piantato degli olivi. Ha scavato per trovare l’acqua, ha installato un sistema di irrigazione sofisticato che rileva i bisogni del terreno e degli alberi, e produce ora quattro oli – tre monovarietali e un blend – a partire da tre varietà di olive. Degli oli molto caratteristici, nei quali l’amaro o il piccante si affermano gradevolmente e che hanno successo nei concorsi internazionali.

Siamo qui sulla strada che collega l’Europa centrale al Mediterraneo, una zona che dopo il Mille fu successivamente controllata dalla Baviera e dalla Repubblica di Venezia, prima di entrare nel 1945 nella nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia – composta da Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Ma fu solo nel 1991 che lo Stato si dichiarò indipendente e divenne la Repubblica di Slovenia che oggi conosciamo. La strada procede a tornanti sulle Alpi Giulie e, d’improvviso, il superamento di un valico svela senza transizione tutto un altro paesaggio che – altrettanto verde e ondulato – ricorda la Toscana. Le cicale cantano e le vigne imprimono i loro motivi geometrici. Qui, nulla distingue le colline italiane da quelle slovene, se non il loro nome: Goriška Brda da un lato, Collio Goriziano dall’altro. Intorno al borgo di San Martino (Šmartno) il turismo è diventato principalmente enologico e si esplora volentieri in bici.
Slovenia, sapori di confine

gli oli di oliva prodotti da timon brataševec hanno successo nei concorsi

Viti, dunque, ma anche alberi da frutta (soprattutto ciliegi), olivi e lavanda. Qui, quasi tutti contano sul turismo per far vivere la regione. Sanno che il loro piccolo numero non può competere nell’export, in particolare con i produttori italiani. Per questo puntano sulla creatività, sulla qualità e sul biologico per attirare l’attenzione. Timon Brataševec non ha scelto la vite – secondo lui ce n’è a sufficienza – ma ha piantato degli olivi. Ha scavato per trovare l’acqua, ha installato un sistema di irrigazione sofisticato che rileva i bisogni del terreno e degli alberi, e produce ora quattro oli – tre monovarietali e un blend – a partire da tre varietà di olive. Degli oli molto caratteristici, nei quali l’amaro o il piccante si affermano gradevolmente e che hanno successo nei concorsi internazionali.

Siamo qui sulla strada che collega l’Europa centrale al Mediterraneo, una zona che dopo il Mille fu successivamente controllata dalla Baviera e dalla Repubblica di Venezia, prima di entrare nel 1945 nella nuova Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia – composta da Bosnia-Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia e Slovenia. Ma fu solo nel 1991 che lo Stato si dichiarò indipendente e divenne la Repubblica di Slovenia che oggi conosciamo. La strada procede a tornanti sulle Alpi Giulie e, d’improvviso, il superamento di un valico svela senza transizione tutto un altro paesaggio che – altrettanto verde e ondulato – ricorda la Toscana. Le cicale cantano e le vigne imprimono i loro motivi geometrici. Qui, nulla distingue le colline italiane da quelle slovene, se non il loro nome: Goriška Brda da un lato, Collio Goriziano dall’altro. Intorno al borgo di San Martino (Šmartno) il turismo è diventato principalmente enologico e si esplora volentieri in bici.
Slovenia, sapori di confine

gli oli di oliva prodotti da timon brataševec hanno successo nei concorsi

Viti, dunque, ma anche alberi da frutta (soprattutto ciliegi), olivi e lavanda. Qui, quasi tutti contano sul turismo per far vivere la regione. Sanno che il loro piccolo numero non può competere nell’export, in particolare con i produttori italiani. Per questo puntano sulla creatività, sulla qualità e sul biologico per attirare l’attenzione. Timon Brataševec non ha scelto la vite – secondo lui ce n’è a sufficienza – ma ha piantato degli olivi. Ha scavato per trovare l’acqua, ha installato un sistema di irrigazione sofisticato che rileva i bisogni del terreno e degli alberi, e produce ora quattro oli – tre monovarietali e un blend – a partire da tre varietà di olive. Degli oli molto caratteristici, nei quali l’amaro o il piccante si affermano gradevolmente e che hanno successo nei concorsi internazionali.

Evropski kmetijski sklad za razvoj podeželja
Prejemnik podpore iz Programa razvoja podeželja RS 2014-2020 (sredstva zagotavljata EU in SLO)